Sia che un’atleta pratichi a livello giovanile, professionale o da ex, in tutti i casi è vulnerabile dal punto di vista psicologico. Lo stress psicologico è più probabile per coloro che sono stati scartati dalla propria squadra di club, diventano infortunati, o affrontano eventi della vita avversi. L’aspetto della personalità potrebbe essere un fattore determinante per come gli atleti affrontano queste situazioni. Ed una delle caratteristiche della vulnerabilità allo stress psicologico, sia all’interno che all’esterno dello sport, è il perfezionismo. Il perfezionismo è un tratto o una disposizione caratteriale che riflette un potente bisogno di essere perfetti (Hewitt & Flett, 1991). Esistono in questo senso un numero di differenti modelli e misurazioni. Comunque sia, si potrebbe dire, il modello teoretico più completo sul perfezionismo è quello di Hewitt & Flett (1991) che è un modello multidimensionale del perfezionismo in grado di fornire il più comprensivo resoconto disponibile del comportamento perfezionistico. Questo modello specifica tre forme di perfezionismo: auto-orientato, prescritto socialmente, e etero-orientato.
Il perfezionismo auto-orientato (SOP) include un bisogno del sé di essere perfetto, il perfezionismo etero-orientato (OOP) include un bisogno di essere perfetti verso lo sguardo degli altri, ed il perfezionismo prescritto socialmente (SPP) include percezioni di perfezione che gli altri richiedono verso di sé. Gli individui variano in termini di elevazione di grado in tutte e tre le dimensioni del perfezionismo (SOP, OOP, o SPP), o soltanto in una o due (Hewitt et al., 2017). Sebbene sia evidente che SOP, OOP, o SPP siano sostenuti da differenti motivazioni, tutte le diverse dimensioni possono avere effetto sul benessere e sulla performance e sono collegate ad un numero di impatti psicologici. Principalmente, sia SOP che SPP sono caratterizzate da valutazione autocritica in risposta all’imperfezione ed a una tendenza ad essere cognitivamente preoccupati dal fallimento (Hewitt & Flett, 1991). Di conseguenza, le persone con grado elevato di perfezionismo sono state descritte come celebrali cronici e “perfezionisti perseveranti”, in base alla loro tendenza ad impegnarsi in pensieri ripetitivi ed improduttivi sul non raggiungimento di standard perfezionistici o circa il bisogno di raggiungere questi standard nel futuro (Flett, Nepon e Hewitt, 2016).
Quelli che hanno grado elevato di perfezionismo sono passibili di impegno in pensieri “ruminanti” [ruminative] legati al perfezionismo (ad es., cognizioni perfezionistiche). Flett et al. (1998) riconoscono che il perfezionismo coinvolge una preminente componente cognitiva nella quale quelli con grado elevato di perfezionismo sono passibili di esperire frequenti cognizioni perfezionistiche. Le cognizioni perfezionistiche sono pensieri automatici che riflettono il bisogno di essere perfetti. Nonostante siano simili alla manifestazione occasionale del perfezionismo, le cognizioni perfezionistiche rappresentano una caratteristica duratura dell’esperienza mentale di un perfezionista (Flett et al., 1998). Questa stessa esperienza mentale è caratterizzata da autoaffermazioni “ruminanti” sull’autoimposta pressione di essere impeccabile, come “Perché non potrei essere perfetto?” e “Dovrei essere perfetto!”, e possono essere misurati attraverso il Perfectionistic Cognitions Inventory (PCI; Flett et al., 1998).
Le ricerche hanno accertato che le cognizioni perfezionistiche frequenti hanno comportato il burnout in giovani giocatori di rugby (Hill e Appleton, 2011). In più, l’esperienza di cognizioni perfezionistiche frequenti ha implicazioni nella gestione delle emozioni prepartita in giovani giocatori di calcio (per esempio, Donachie, Hill e Hall, 2018; Donachie, Hill e Madigan, 2019). Ciò significa che le cognizioni perfezionistiche frequenti predicono la varianza accertata in ansia, rabbia, abbattimento al di là del tipico perfezionismo (SOP e SPP) nei giovani giocatori di calcio (Donachie, Hill e Hall, 2018). Queste osservazioni conclusive sono state ripetute longitudinalmente laddove le cognizioni perfezionistiche medino le relazioni tra SOP, SPP, e ansia generica e rabbia più ansia multidimensionale e rabbia a livello interpersonale. Le osservazioni conclusive implicano che gli atleti con più alto grado in SOP e SPP esperiscano maggiore ansia e rabbia quanto più la frequenza di cognizioni perfezionistiche aumenta nel prepartita.
Poiché le cognizioni perfezionistiche sembrano avere implicazioni nel benessere emozionale degli atleti, Donachie e Hill (2020) hanno esaminato l’efficacia di un intervento di auto-aiuto in un campione di giocatori di calcio. I giocatori sono stati posizionati casualmente in un gruppo di auto-aiuto o in un gruppo di controllo. I risultati indicano che quelli nel gruppo di auto-aiuto hanno tratto beneficio dall’intervento; il libro di auto-aiuto (“When Perfect Isn’t Good Enough”) ha avuto effetto nel ridurre il perfezionismo. Più nello specifico, si è trovato che il libro potrebbe essere utile nel ridurre SPP, le cognizioni perfezionistiche, e le emozioni negative prepartita (ansia, rabbia, scoramento). I risultati quindi suggeriscono che l’auto-aiuto può essere considerato utile per sostenere gli atleti nel gestire il perfezionismo e le cognizioni perfezionistiche.
Tracy Donachie